Un intrigante giallo partenopeo. Un libro all’insegna della tradizione ma anche denso di elementi di originalità. Drammi umani disegnati con un tratto leggero e narrati con genuina passione
Nella chiesa di Santa Maria alla Sanità si è da poco insediato un nuovo parroco, don Raffaele. Il suo è un ritorno al passato, gradito e allo stesso tempo amaro. Il quartiere, segnato da troppe storie di dolore e violenza, è lo stesso dove lui, orfano di madre, ha vissuto un’infanzia travagliata. Qui ritrova anche il fratello Peppino, che allora gli aveva fatto in pratica da padre e oggi è diventato il boss locale. Il clima, già incandescente, diventa esplosivo in seguito all’assassinio di Antonio Capece, una sorta di diabolica incarnazione (è un poliziotto corrotto e un uomo spietato, non privo tuttavia di un suo fascino), proprio alla vigilia del matrimonio con una ricca ereditiera che gli avrebbe aperto le porte dell’alta società. Don Raffaele, che sin dal suo ritorno si è dedicato anima e corpo per il suo quartiere, con la promozione di attività in favore dei più giovani ed esponendosi coraggiosamente in prima persona, non esita adesso a tentare di far luce sulla torbida e intricata vicenda. La sua indagine costituirà per lui una sorta di banco di prova, rivelando alla fine le sue doti di talentuoso detective, grazie anche al prezioso e insostituibile aiuto della perpetua Assuntina. Il colpevole avrà un nome, la giustizia trionferà e sarà forse da leggersi anche come un segno di speranza in questo microcosmo marchiato da crimini e sopraffazioni.
L’autrice esordisce con un investigatore nel solco della tradizione ma anche con indubbi tratti e sfumature di originalità e autenticità. Per l’esattezza, qui siamo in presenza di una riuscita accoppiata di detective. Don Raffaele, per l’acume e l’abito talare, non può non far pensare al padre Brown di Chesterton. Assuntina, visto il metodo di reperimento delle prove – ossia, la capillare conoscenza dell’ambiente e l’accurata raccolta delle informazioni in loco – rivela indubitabili punti di contatto con Miss Marple. Considerati nella loro azione congiunta, viene spontaneo accostarli a tante celebri affiatate coppie di investigatori della letteratura poliziesca, dove la spalla ha spesso un ruolo tutt’altro che marginale o scontato, tra le quali, solo per citare alcune delle più note, Holmes/Watson e Poirot/Hastings. La complementarità e l’intesa fra i due appare perfetta. Spesso il loro rapporto e i loro scambi di battute assumono sfumature esilaranti. Entrambi sono mossi da un’inesauribile passione per la verità, convinti che forse questa non salverà il mondo ma magari lo potrà rendere un posto migliore in cui vivere.
L’autrice realizza un’opera composita e dalla tante sfaccettature, amalgamando con sapiente disinvoltura il poliziesco, il dramma e la commedia.
Ne esce fuori un intreccio solido ed elaborato. Il finale è non solo inatteso ma anche debitamente motivato, sia riguardo ai moventi dell’assassino, sia in merito agli indizi e alle prove che hanno portato il detective a smascherarlo: tutti quanti alla fine puntualmente rivelati, come nella migliore tradizione del giallo classico e per la più intensa soddisfazione degli appassionati del genere e non solo.