Ostinazione, acume, saggezza ed empatia: una perfetta ricetta per la risoluzione di uno spinoso cold case
Jacob Frank ha cessato per ragioni d’età il suo servizio di capo detective presso la polizia di Monaco di Baviera. Ma neppure la meritata pensione riesce a distoglierlo dalla sua ossessione per i tragici casi in cui si è imbattuto nella sua lunga carriera. Il suo appartamento è tuttora frequentato da vittime di antichi omicidi che vengono a fargli visita. Un giorno però sulla soglia di casa appare anche un ospite vivo, Ludwig Winther, il padre di una ragazza morta – secondo gli inquirenti – suicida. Costui è convinto che si tratti invece di un omicidio. Frank riprende in mano a titolo personale quell’investigazione di diciassette anni prima, quella che forse più lo ha coinvolto (sebbene il titolare dell’indagine non fosse lui), anche perché a suo tempo – come sempre – è stato lui a informare i parenti del tragico decesso, è rimasto accanto alla madre, e forse non ha mai creduto neppure lui alla versione ufficiale. Alla fine l’ex poliziotto riuscirà dove i colleghi di allora avevano fallito, ma il percorso per arrivarci non sarà indolore, sia per le persone coinvolte a vario titolo nel dramma e con le quali egli si metterà in contatto, sia soprattutto per lui stesso che dovrà fare i conti con il proprio passato e con il bilancio della propria esperienza lavorativa e umana.
Il libro scorre fluido, si lascia leggere con facilità, nonostante la tragicità della vicenda al centro della narrazione e la portata dei temi affrontati. Merito dello stile dell’autore che sa perfettamente coniugare leggerezza e profondità.
Il lettore è coinvolto da questo emozionante giallo psicologico, dal protagonista e dal suo particolare metodo di indagine. Fra le frecce al suo arco al primo posto sta l’empatia: una completa immedesimazione nelle persone che lo circondano, tale da permettergli spesso di cogliere i loro più reconditi pensieri e sentimenti. La saggezza (acquisita anche con l’età), l’intuito e la tenacia contribuiscono al suo successo, sono in qualche modo altre facce dell’empatia che costituisce la stella polare del nostro detective, con la quale egli si orienta non soltanto per venire a capo dell’enigma poliziesco ma allo stesso tempo – e forse prima ancora – per risolvere il caso umano.
E’ quanto mai appassionante vedere i passi di questo peculiare investigatore, seguirlo, spiarlo, prenderne esempio, trovarsi accanto a lui, collaborarci, chiedergli consiglio, dargli dei suggerimenti. Qualunque lettore è in certo modo solito comportarsi così con tutti i suoi eroi letterari, farsi parte attiva di una narrazione, in accordo con un narratore che confida nella sua rilevante opera non soltanto di ricezione ma anche e soprattutto di collaborazione. Tuttavia nel nostro caso questo ruolo composito e tutt’altro che scontato sembra rivestire un’importanza fondamentale. Il lettore è come se assorbisse almeno un po’ di quella stessa empatia che l’autore – per tramite del suo protagonista – ha voluto non solo raccontargli ma anche trasmettergli. E così anche il finale del tutto inaspettato si rivela doppiamente appagante: per la testa così come per il cuore.