Omicidio a Lombard Street (di Amedeo Feniello)

Un avvincente giallo che si fa cronaca di un periodo storico cruciale. Il lucido resoconto di tensioni sociali e irreversibili sconvolgimenti che caratterizzano gli albori del capitalismo inglese

Londra, Lombard Street, 1379. In una notte di agosto viene rinvenuto il corpo senza vita di un mercante genovese. L’uomo apparteneva a una sorta di simbolico clan che in quegli anni aveva acquisito una posizione di rilievo: i lombardi, ossia italiani provenienti da varie parti della nostra penisola, aventi in comune l’attributo di essere “portatori di uno stile di vita nuovo, cui unico stimolo era la creazione della ricchezza con e per la ricchezza”.

Le indagini sembrano condurre a una soluzione semplice: un omicidio casuale originato da una rissa tra balordi. Ma forse, come spesso accade, quando la spiegazione apparente è troppo scontata, dietro si nasconde una verità più complessa e sorprendente.

Fin dalle prime pagine, Amedeo Feniello utilizza con garbo e sapienza tutti gli elementi fondamentali del poliziesco. La sua storia è soprattutto il resoconto di un’indagine, che peraltro si è realmente svolta, perché, come costui ci fa sapere in ex ergo, quanto raccontato non è immaginario ma bensì vero in tutte le sue parti: epoca, città, strada, personaggi del dramma. A tratti, può ricordare il giornalismo d’inchiesta, ha in comune con esso la stessa ontologica accuratezza, la stessa immancabile attenzione al dettaglio. Viene dato atto di tutti i passi compiuti dal coroner, Nicholas Dymcock, coadiuvato dagli sceriffi e dai giurati, per arrivare alla soluzione di questo caso scomodo.

L’aspetto forse più incisivo del romanzo lo si riscontra però nelle frequenti e articolate digressioni inserite dall’autore nei vari capitoli come finestre sulla Londra di fine Trecento che fa da sfondo al misterioso delitto di cui in apertura. L’autore ci racconta di lotte e rivoluzioni per la conquista del potere politico ed economico (in particolare il mercato della lana), premettendo: “Quando pensiamo alle rivoluzioni pensiamo sempre a qualcosa di rapido e scioccante. Spesso non è così: le più durature, le più infernali, sono come la goccia cinese, lente, faticose, diffuse nel tempo”. Illustra i contorni di una nuova figura di mercante che si sta affermando: perfetta incarnazione “di questo nuovo e dirompente middle strata of the nation, espressione che riflette appieno la combinazione tra le aspirazioni di un nuovo gruppo economico che combatte per diventare vincente e le ambizioni di un regno che si sta trasformando, rapidamente, in nazione”.

Conclusa la narrazione delle varie fasi delle indagini e terminate le digressioni che ci illuminano sulla tela di fondo dello spettacolo, l’autore ci svela che la soluzione di comodo con cui era stato chiuso il caso del mercante genovese assassinato venne smentita da nuove investigazioni che portarono a una spiegazione prima facie inverosimile.

Subito dopo però torna a riprendere i fili della Storia con la a maiuscola, riferendoci tra l’altro della sanguinosa rivolta contadina di Wat Tyler e (nell’ultimo capitolo intitolato “La Crisalide”) di un emblematico episodio di riscatto sociale che sembra precorrere i tempi e anche in certo modo riallacciare la storia di ieri alla cronaca del presente.