Un avvincente legal thriller. Un giallo classico d’alta scuola. Un libro ironico ed emozionante. Una galleria di personaggi tratteggiati con mano sicura e corredati di una variegata gamma di sfumature. Un apologo sul valore della verità e sulle molteplici insidie della menzogna
E’ un’alba di novembre, in una Catania cosparsa di cenere sputata fuori dall’Etna, quando nel suo appartamento in pieno centro viene rinvenuto il cadavere di Carlo Spadaro: medico geriatra accusato di abusi sulla figlia. Dell’omicidio viene accusato Damiano Crisafulli: il suo datore di lavoro, che poco prima della morte aveva avuto un violento alterco con la vittima. La sua difesa viene assunta, quasi per caso, da Ilia Moncada, giovane penalista, che ha una sincera passione per la sua professione e per la Legge, ma anche una fobia a parlare in pubblico e una vita sentimentale tutt’altro che lineare e risolta. La donna ha un particolare talento nello scrutare nelle carte di un processo ed estrapolarne la vera natura delle situazioni e la più autentica anima delle persone in esso coinvolte. Il suo assistito si trova in una situazione assai difficile: è privo di alibi, ha un ottimo movente e sulla scena del crimine vi sono tracce della sua presenza. Il caso in questione si presenta complesso anche perché in esso più che mai l’evidenza delle cose sembra prestarsi a molteplici interpretazioni: ognuno in diversa misura e per i più variegati motivi pare far ricorso alla menzogna tanto che poco alla volta si crea un groviglio di bugie sempre più inestricabile. Ma d’altro canto non sono da sottovalutare neppure l’acume e la caparbietà della nostra eroina: armi che si dimostrano ben presto capaci di portare alla soluzione dell’intricato enigma.
Questo romanzo è intriso di raffinata ironia che viene sapientemente amalgamata con la suspense e i momenti di riflessione.
Siamo di fronte a un eccellente giallo deduttivo, congegnato con la meccanica di un preciso meccanismo a orologeria. L’autrice rispetta tutte le regole del genere: non bara mai col lettore e, sotto i suoi occhi, insieme alle false piste, mette anche tutti gli elementi utili per la soluzione del rebus. La storia è caratterizzata da un susseguirsi di colpi di scena e sfocia in un epilogo sorprendente e allo stesso tempo coerente con gli indizi abilmente disseminati nel corso della narrazione.
Abbiamo altresì un encomiabile legal thriller, dove sono esaurientemente ritratti il mondo giudiziario, l’ambiente delle aule di tribunale, le location degli studi legali, in relazione anche alle dinamiche, alleanze, dissapori e conflitti che vengono a crearsi fra avvocati, clienti, giudici e chiunque si ritrovi per le più disparate ragioni a scendere in questa arena di cui libri e cronache ci danno spesso conto ma raramente con questo grado di accuratezza e realismo.
Ma quello che forse più di ogni altra cosa ci rimane di queste belle pagine è (evocato anche dal titolo) un retrogusto di sapore intimamente filosofico: il quotidiano scontro fra verità e menzogna, che appare sempre più impari nell’odierna civiltà dell’immagine. E non può che rafforzarsi il felice stupore e il completo appagamento del lettore quando nel finale la prima vince per KO l’ancestrale match.