In una radiosa mattina lo scrittore Learco Onord rinviene casualmente il corpo senza vita di Paco Birken, un personaggio dal passato oscuro, ai piedi dell’imponente Torre di Refalator che domina la cittadina di Ogrobatez.
È il primo di una sequenza di delitti sempre più sanguinosi e inquietanti che sembrano ispirati alla figura di Pater Rebus, un personaggio letterario nato dalla penna di una illustre scrittrice che si è ritirata lì, Amanda Allest, nota come La Domina. Sui delitti indaga una insolita coppia di detective: uno scrittore in crisi di ispirazione e un investigatore che non riesce a smettere di fumare. Dove finisce la letteratura e inizia la realtà, la favola si trasforma in rebus.
Anno di pubblicazione: 2018
Una serie di omicidi, un mondo misterioso, per un giallo metaletterario ed enigmatico.
Le impressioni dei lettori
- Un giallo ben congegnato, di quelli come si scrivevano una volta.
- Un enigma metaletterario intrigante per chi ama le indagini e i libri.
- Una storia resa avvincente dalle suggestive atmosfere gotiche.
- Tempi e luoghi sospesi, onirici, che aggiungono suspense.
- Un intricato rebus da risolvere sempre più ossessionante.
- Un epilogo inaspettato che stupisce per l’originalità.
Incipit
Un rebus offuscato
Un laghetto azzurro, un boschetto rado, una collinetta verde, una torre antica, e poi un dettaglio estraneo. La fiaba si tramutò in un rebus.
Udì di nuovo parole disperse nel vocio di fondo dell’osteria. Rivide sagome sfocate da fumo e penombra. Alla fine del sentiero, lo colsero l’affanno e un principio di ossessione.
Tutto fu congelato dalla nuova presenza: la Torre di Refalator. Era la prima volta che la vedeva dal vivo. Da sempre una curiosità infantile lo aveva attratto e respinto. Un giorno aveva letto: “In questo dito puntato verso il cielo, si celano sublimi misteri”. Neppure queste parole l’avevano convinto a visitare quel cilindro di pietra usurato dal tempo.
Sopra il portone, dalla forma ottagonale, correvano tre piani di finestre dello stesso stile. Accanto, una vecchia fontana e una cabina telefonica.
Dopo una notte di pioggia, un pallido raggio di sole si affacciò oltre le nubi: per un attimo la torre si trasformò in una sagoma incolore e l’atmosfera ridivenne incantata.
Girò intorno alla costruzione con un’andatura resa comica dalla circospezione. A circa un quarto del giro, la sensazione si materializzò.
Il corpo era disteso in posizione supina. I piedi scomposti stavano a pochi metri dalla torre. Braccia e gambe erano allargate e disarticolate come quelle di un pupazzo o di un uomo reduce da un abbraccio fatale. Sotto la testa un guanciale di fango e sangue. La canottiera leggermente insanguinata. Sulla spalla un tatuaggio a forma di falco. Un volto e fisico ordinari, il genere di persona che si incontra, si saluta, con cui si scambiano parole. Eppure da lì la vita doveva essere fuggita per sempre, a giudicare dagli occhi spalancati e senza luce.
Non ebbe il coraggio di verificare sentendo il polso o la gola. Aveva paura di corrompere la scena, di esserne lui stesso contagiato.
Il cadavere era perfettamente conservato. Quelle giornate di inizio autunno spesso amavano vestirsi da estate, ma tornavano a ricordarsi chi erano appena faceva buio. Dunque, sembrava probabile che la morte fosse avvenuta di notte quando l’escursione termica avrebbe dovuto più facilmente ritardare la decomposizione.
Il viso era contratto in una lieve smorfia: significava dolore, rabbia, terrore, che l’uomo avesse avuto il tempo di sapere?
Se nella pura finzione tutto era plausibile, a portata di soluzione, tutt’altra aria si respirava laddove ci fosse da misurarsi con l’ignoto della realtà.
Il rumore lo sorprese come uno schiaffo durante un sogno coinvolgente. Arrivava da dietro la torre. Indicava un auto in avvicinamento lento, il massimo che consentisse la strada ascendente e tortuosa, sterrata e adesso fangosa, unica via per arrivare fin lì, a parte il bosco. Dall’auto scese frettolosamente un conoscente. Il suo volto sembrò esprimere allarmato stupore prima ancora di vedere il cadavere. Si diresse a passi lunghi all’ingresso della Torre di Refalator. Lui istintivamente lo seguì per il breve corridoio dominato dalla penombra e da un alto soffitto a volte, oltre la porta dell’ufficio, ascoltando la telefonata, la manciata di parole secche e stereotipate. Poi la sua mente si isolò da tutto. Fu il suono della sirena a ridestarla da quella breve licenza dal mondo.
Dall’auto di servizio gialla con la scritta viola sulla portiera DIVISIONE INVESTIGATIVA CRIMINALE scese un uomo corpulento di mezza età, con stampata in faccia un’aria paterna. Il volto sprizzava tanta cordialità da far sospettare un atteggiamento di maniera o pura stupidità. Dopo un’occhiata al cadavere, prese a guardarsi intorno, finché il suo sguardo non intercettò la torre e su di essa si soffermò.
«Inquirente capo De Paretis. Vi suggerirei di iniziare dalle vostre generalità» esordì bonariamente. Si ficcò in bocca un mozzicone di sigaro toscano.
«Sono Dario Ertof, il custode della Torre di Refalator» disse l’autore della telefonata.
«Learco onord. Sono uno scrittore» rivelò l’uomo che aveva trovato il cadavere.
Eventi
Incontri
“Un giallo per l’estate”: incontro (organizzato dalla Città Metropolitana di Firenze in collaborazione con l’associazione “Sguardo e Sogno”) lunedì 26 giugno 2017, in Palazzo Medici Riccardi, nella Sala Stampa Oriana Fallaci, con gli scrittori Leonardo Nuti, Stefania Valbonesi e Renzo Zucchini.
Presentazioni
Domenica 29 novembre 2015, Libreria Alzaia di Firenze. Relatori: Rino Garro e Renzo Zucchini.
Venerdì 15 gennaio 2016, Teatro Bellini di Napoli. Relatori. Giancarlo Marino e Serena Venditto.
Venerdì 30 settembre 2016, Biblioteca Comunale di Bagno a Ripoli. Relatori: Rino Garro e Renzo Zucchini.
Sabato 19 novembre 2016, Libreria Becarelli di Siena. Relatori: Alessandro Baldi, Paola Micheli e Renzo Zucchini.
Venerdì 27 settembre 2019, Libreria Parva Libraria di Firenze. Relatore: Alessandro Baldi.