Numero zero (di Umberto Eco)

La narrazione della nascita di un quotidiano sperimentale e di un’inchiesta che riscrive cinquant’anni di misteri in una nuova clamorosa versione. Un romanzo avvincente, dissacrante e illuminante. Un perfetto connubio del giallo con la satira e la storia d’Italia. Un piccolo capolavoro firmato da un grande personaggio del Novecento

Milano, 1992. Colonna, cinquantenne, traduttore e ghost writer fallito, viene chiamato a far parte della redazione di un giornale di prossima uscita dall’evocativo nome di Domani. Il quotidiano in realtà è uno strumento nelle mani del suo finanziatore, il commendator Vimercate, per entrare nei salotti buoni della finanza e della politica. Attraverso i primi numeri di prova (i “numeri zero”, appunto), costui intende creare una “macchina del fango” mediante cui intimidire chi si trova nelle posizioni che contano. Un giorno Colonna viene a sapere dal collega Braggadocio di un’inchiesta storica che costui sta conducendo circa l’autenticità della salma del Duce. Vi sarebbero degli indizi che solleverebbero pesanti dubbi e che sembrano intrecciarsi con alcune delle pagine più controverse del secondo dopoguerra italiano, dalla questione di Gladio alle teorie sulla morte di Papa Giovanni Paolo I, dalle Brigate Rosse al fallito Golpe Borghese. Verità o paranoia? Le eclatanti ricostruzioni paiono ad un certo confermate da un misterioso delitto. E Colonna potrebbe essere il prossimo della lista. Pensa che la salvezza stia nella fuga. Ma poi la ottiene forse sciogliendo l’enigma, con una soluzione semplice e stupefacente.

Numero zero è un libro da leggere e rileggere, un nettare da centellinare, un romanzo composito, poliedrico, da gustarsi in tutte le sue plurime anime e sfaccettature, restio, come spesso le opere di più insigne valore, ad essere classificato e ingabbiato in un preciso genere.

In queste pagine Umberto Eco delinea le sublimi potenzialità del mestiere del cronista e allo stesso tempo evidenzia le sue possibili storture, l’utilizzo della libertà di stampa non per far trionfare la verità ma per scopi occulti e spesso al limite del lecito. Redige un perfetto manuale del miglior e peggior giornalismo, in merito a cui, via via che la narrazione procede, il lettore sempre più si chiede cosa possa esserci di vero e cosa di inventato.

L’esimio semiologo e filosofo ci ricorda una volta di più quanto la verità di una storia e della Storia possa essere relativa, rifrangersi attraverso un prisma composto da un’infinità di facce, legarsi indissolubilmente alla parola, al suo utilizzo spesso manipolatorio.

L’impareggiabile autore di capolavori del giallo storico (e non solo), quali Il nome della rosa e Il pendolo di Foucault, confeziona un thriller raffinato e coinvolgente, denso di suspense e di mistero. Qui il presente rimanda a un passato relativamente vicino. Tuttavia la persistenza di troppi misteri irrisolti sembra rendere quegli anni distanti da noi anni luce, separati da galassie di omertà, connivenze, beffe a un intero popolo.

E forse anche il grande scrittore ci sbeffeggia tutti quanti, celando un arguto scherzo dietro l’effigie di un’azzardata e suggestiva rilettura della recente storia nazionale. Confeziona un’intelligente satira, che non nega la realtà, ma la fa passare attraverso una lente prodigiosa, capace di ingrandirla, deformarla e renderla più che mai autentica.