Avvincente giallo fantascientifico. Intrigante thriller distopico. Apologo sulle derive di una tecnocrazia esasperata
In un futuro non troppo distante, intorno alla Terra gravita Mondo Fabbrica: smisurata stazione spaziale e ciclopica colonia industriale sede di stabilimenti siderurgici all’avanguardia. Qui si proiettano i mali del pianeta d’origine: i conflitti sociali ed economici, la corruzione della polizia e dei sindacati, la subordinazione dei rapporti di lavoro e anche di quelli personali alla logica implacabile del profitto, intrecci d’interessi e connessioni di potere tentacolari, spietate lotte intestine. Un incidente mortale a un operaio, Knut Simonsen, scatena polemiche sia su Mondo Fabbrica che sulla Terra. Forse dietro ad esso si cela un sabotaggio o addirittura un omicidio. Di lì a poco si registrano nuove morti che hanno il marchio inequivocabile del delitto. Lance Williams, agente speciale del FBI, è inviato su questo satellite artificiale per far luce sui tragici eventi. Con sé ha un assistente particolare: Micro, un’interfaccia di ultima generazione in grado di interagire con tutti i sistemi informatici. La strada all’inizio è tutta in salita, vi è da portare a termine una duplice missione: scoprire la verità e guardarsi le spalle dai molteplici pericoli annidati negli anfratti di questo cupo tempio della tecnocrazia.
Il libro coinvolge e sorprende dalla prima all’ultima pagina. La suspense è assicurata in pieno, come nei miglior thriller. L’epilogo è inatteso e contiene una serie di colpi di scena, come nei gialli più riusciti. I personaggi hanno un indubbio spessore, le loro psicologie sono finemente cesellate.
Siamo nell’ambito del crime fantascientifico, dove il delitto si consuma nell’ambito di un mondo futuro e ipertecnologico. Nonostante ciò, l’autore rispetta tutte le regole non scritte del giallo classico: non bara mai col lettore; sotto i suoi occhi, insieme alle false piste, mette anche tutti gli indizi utili per la soluzione del rebus; non lo imbroglia tirando all’improvviso fuori dal suo cappello a cilindro trucchi scientifici o pseudoscientifici per risolvere l’enigma.
L’indagine è affidata a un poliziotto e a quella che si potrebbe definire una particolare estrinsecazione di intelligenza artificiale.
La coppia investigativa può ricordare l’analoga – protagonista di Abissi di acciaio e dell’intero “ciclo dei robot” di Asimov – costituita da un uomo e un androide (per l’esattezza, un robot positronico). Anche qui si riscontra un perfetto connubio e rapporto di complementarità, una sorta di compensazione fra i pregi e i difetti dell’elemento umano e di quello artificiale frutto della sua creazione.
Ma nei due detective si possono vedere anche due novelli Holmes e Watson, tuttavia a parti invertite. E’ infatti in genere l’assistente cibernetico l’autore delle deduzioni vincenti. Anche se poi a ben vedere il rapporto sembra più complesso, perché l’intuizione umana talora pare valere più dei sofisticati sillogismi di un computer.
Il libro è assai godibile in virtù di questa duplice natura data dal crime e dalla science fiction perfettamente amalgamati insieme. Ma è vi di più. Questa storia può anche offrire spunti di riflessione sulla mercificazione dell’essere umano, del suo corpo e della sua anima, soprattutto in una realtà attuale dove la cronaca quotidiana riporta dal fronte del mondo del lavoro un ineluttabile bollettino di guerra.