Il fratello minore (di Vincenzo Esposito)

Una variopinta tavolozza attrezzata di tutti colori del mistero, dove la tragedia noir del dopoguerra si mescola col giallo partenopeo, il rosso sangue si colora di verde speranza

Napoli 1963. Negli stessi giorni in cui il mondo è sconvolto da un delitto eclatante avvenuto dall’altra parte dell’oceano, qui accade uno sconcertante fatto di sangue. Un’intera famiglia (padre, madre e figlia) è trovata morta nel proprio appartamento. Nessuna arma del delitto, porte e finestre chiuse dall’interno: un autentico enigma. Triplice omicidio o gesto di follia del capo famiglia che si è suicidato dopo aver tolto la vita ai propri cari? Marcello Narducci, giornalista rassegnato, ormai giunto a una fase della vita che impone bilanci, si trova a investigare sull’atroce tragedia. L’indagine lo coinvolgerà oltre ogni aspettativa. In ballo c’è forse molto di più della scoperta del colpevole, qualcosa di assai più intimo e vitale. La sua esistenza è segnata dalla coscienza di un fratello morto nella Grande Guerra prima che lui nascesse. Si tratta di un legame “virtuale” e allo stesso tempo viscerale, che lo assedia ma forse anche lo protegge. Il congiunto si presenta a lui nel territorio infido e sconfinato del sogno. Queste visite senza preavviso talora sembrano moleste. Altre volte paiono invece tingersi di una tenue speranza.

La storia è avvincente fin dalle prime pagine. Più storie s’intrecciano con quella presente: frammenti delle due guerre s’intersecano con l’attualità degli anni sessanta, quelli del boom economico, per molti versi non meno turbolenti. Il mistero non sembra per niente oscurato da quello di risonanza mondiale di cui in apertura. Anzi dispiega sul pubblico un forte impatto mediatico. Giungono lettere ai giornali e agli inquirenti in cui viene proposta la soluzione di questo intricato caso che non può non far pensare ai celebri delitti della camera chiusa.

Nel corso della narrazione il lettore si appassiona sempre più alle vicende di Marcello Narducci chiamato a misurarsi con tante sfide decisive. Un’indagine dove anche le autorità si trovano arrese. L’ingombrante fantasma del fratello morto. Il seducente miraggio di un amore improbabile.

Il cronista disilluso riuscirà poco alla volta a risolvere il rompicapo. Non solo il rebus relativo al sibillino assassinio plurimo. Ma altresì i propri enigmi esistenziali.

Vive in queste pagine la Napoli più veracemente popolare, fatta di mille voci che emergono dalle strade, dai vicoli, dai bassi, per aiutare il protagonista, che, dopo aver trovato riscontro alle dicerie della gente, riuscirà finalmente a dipanare il filo dell’aggrovigliata matassa, rivelandoci una verità che non può non sbalordire.

L’autore ci ricorda che il male è sempre esistito e può assumere mille diverse forme: delitti inspiegabili, miserie fisiche e umane, guerre insensate che lasciano postumi permanenti, un mondo dove troppo spesso la verità è quella “più comoda”. Dà voce a tutte le vittime della violenza: quelle di ieri, di oggi e forse anche di domani. A suo modo, rende loro giustizia. E non importa se ciò avviene in un mondo inventato, perché agli occhi del lettore appare altrettanto vero e dopo l’ultima pagina aleggia un sottile ma persistente profumo di speranza.