Il delitto della via Accattapane (di Margherita Capitò)

Alcuni misteriosi omicidi scuotono la tranquilla estate di un’amena località turistica toscana. Un giallo intrigante, divertente e ben congegnato. Un libro in cui convivono felicemente leggerezza e profondità

Agosto. Donoratico. Una cittadina balneare del litorale livornese nel momento dell’alta stagione. Mare azzurro. Sole cocente. Villeggianti. Spensieratezza. Voglia di divertirsi. A soli pochi chilometri troviamo tuttavia uno scenario ben diverso, dai contorni per certi versi antitetici. Un’auto incendiata lungo la via Accattapane, in mezzo alla campagna tra vigne e olivi. Accanto il cadavere di un uomo semi-carbonizzato. Questo è il primo degli enigmi con i quali si trova a misurarsi il nuovo commissario: Sonia Castelbarco, appena arrivata da Milano. A complicare una vicenda già incandescente ci si mette l’arresto di un figlio di papà arrogante e viziato. Il delitto sembra strettamente legato allo spaccio di cocaina. Poco alla volta si svelano però anche probabili connessioni con la criminalità organizzata e possibili collegamenti con traffici internazionali. Le indagini della giovane funzionaria di polizia e dei suoi collaboratori si muovono sempre più in un sottobosco fatto di spacciatori, tossicodipendenti, sicari, bari, sovversivi. Al primo assassinio, seguono alcuni tentati omicidi e un secondo delitto. La situazione si fa sempre più esplosiva e un certo punto, altrettanto importante della scoperta e arresto dell’assassino, si palesa l’individuazione di una serie di testimoni da proteggere. Alla fine, tutti i nodi si sciolgono, anche le più ostiche difficoltà della prima indagine su di un omicidio vengono superate, e va in scena un appassionante finale, dove i “buoni” vincono, la giustizia viene assicurata e i torti a loro modo riparati.

Questo libro trascina il lettore in un vortice di emozioni dall’inizio alla fine, sia per ragioni per così dire contenutistiche, sia sotto il profilo più squisitamente relativo alla tecnica narrativa.

Coinvolgono la presenza di efferati crimini insoluti, l’investigazione raccontata nel dettaglio passo dopo passo, l’ambientazione in un commissariato di polizia, le dinamiche che si instaurano fra i vari inquirenti, i rapporti che si costruiscono sotto il profilo professionale e anche umano.

Amplificano il grado di coinvolgimento, il ritmo teso e serrato, la girandola di colpi di scena di crescente intensità fino all’epilogo che non può non sorprendere una volta di più il lettore.

Siamo in presenza di una felice contaminazione fra giallo, police procedural e commedia dal meccanismo perfetto, con i giusti tempi comici, dove trovano adeguato spazio anche humor e divertimento. L’autrice alterna sapientemente alcune gag esilaranti a momenti di suspense, di lucida e coinvolgente riflessione su vicende umane e sentimentali, bilanci esistenziali con i connessi consuntivi di gioie e delusioni, rimpianti e aspettative.

Non meno intrigante può dirsi la protagonista della nostra storia: un’originale investigatrice, dotata di istinto e curiosità, distratta e disordinata, che spesso pare seguire percorsi mentali apparentemente estranei a ogni logica e sul filo dell’assurdo, ma non senza risultati.

E quando la nostra eroina riesce alla fine a sconfiggere il più bieco malaffare, è capace pure di farci credere che qualche volta ciò possa magari accadere anche nella realtà, perché la migliore letteratura può e deve avere anche un’imprescindibile funzione di auspicio e speranza.