Una tragica vicenda vera rielaborata in una coinvolgente forma narrativa. Un equilibrato mix fra true crime, police procedural e thriller psicologico
In una fredda giornata invernale viene ritrovato in un campo il cadavere di una ragazza di tredici anni brutalmente assassinata. La scoperta getta la collettività nel panico. C’è un mostro che deve essere catturato prima che possa compiere altri simili misfatti. Dopo anni di massicce indagini, segnate da insuccessi anche quando sembrava che si fosse sul punto di inchiodare l’assassino, finalmente il caso sembra chiuso con l’individuazione del presunto colpevole. Dopo tre gradi di giudizio viene stabilito irrevocabilmente che il mostro è lui: Carlos Rochas. Nonostante indizi e prove sembrino inconfutabili, nella pubblica opinione serpeggia il dubbio che si tratti di un clamoroso errore giudiziario. Qualcuno è deciso a far luce sulla verità. Si tratta di Milo Vera: un giornalista messicano con alle spalle un passato tormentato. Incontra il presunto mostro in carcere. Il rapporto fra i due si profila sin dall’inizio tutt’altro che facile e decifrabile, prendendo la forma di quello che potremmo definire un duello psicologico. Milo è colpito, sconvolto, affascinato da quell’uomo “senza sguardo” che continua a professore la sua innocenza, a dire che lo hanno incastrato. I suoi dubbi invece che dipanarsi sembrano alimentarsi ulteriormente. Ma, proprio quando la rassegnazione sta forse prendendo il posto dell’iniziale entusiasmo, c’è un colpo di scena: il suo interlocutore a quanto pare ha deciso di aprirsi … E adesso forse l’intrepido giornalista potrà veder coronata la sua alacre ricerca dal premio di una verità – qualunque essa sia – finalmente inequivocabile.
L’autore in apertura ci fa sapere che il romanzo, pur ispirandosi a una storia vera e all’inchiesta giudiziaria che ne è seguita, è un’opera di fantasia. In queste pagine il lettore può infatti ritrovare vari passaggi fondamentali delle indagini che hanno portato a dare un volto e un nome al mostro, in merito alle quali i mass media non hanno mancato di dar dettagliatamente conto, fungendo da cassa di risonanza, spettacolarizzando la vicenda.
Eppure ciò non sembra sminuire per niente il valore del libro. L’autore riesce infatti a confezionare una finzione allo stato puro, che emoziona e coinvolge, come sono capaci di fare tutte le storie quando sono ben raccontate.
In queste pagine procedono più narrazioni distinte e allo stesso tempo strettamente collegate. Scorre la storia al presente dell’intervista da parte di Milo Vera al presunto mostro. Abbiamo poi a tratti flashback in cui riaffiorano sprazzi di un passato cupo e travagliato con cui il giornalista non ha fatto i conti, si materializzano demoni che vorrebbe mettere per sempre a tacere. Questi frammenti di memoria costui li vede forse in certo modo riflettersi anche nel suo vissuto attuale. E sullo sfondo si staglia sempre la tragica vicenda reale da cui la narrazione ha preso le mosse.
L’autore alterna e miscela questi diversi piani, dando vita a un romanzo che scorre fluido, a una narrazione dal ritmo teso serrato.
L’avvincente epilogo rivela la verità, o forse lascia piuttosto al lettore l’ultima parola, non senza sorprenderlo e commuoverlo.