Il manipolatore (di Francisco Lorenzo)

Un avvincente thriller metaletterario dal ritmo adrenalico. Una strenua lotta contro il tempo. Un’appassionante sfida fra detective e serial killer

Santiago de Compostela. E’ dicembre e ci si sta avvicinando alle feste natalizie, quando Yoel Garza, ispettore della polizia giudiziaria, a seguito di una chiamata d’emergenza fa un’agghiacciante scoperta. In un campo è stato ritrovato uno scheletro con un foro di proiettile nel cranio. Mancano tutti i denti … tranne un incisivo d’oro. A Yoel la scena ricorda in maniera impressionante la copertina di un romanzo, Un dente d’oro, pubblicato da un suo vecchio compagno di scuola, Antonio Serván, ex adolescente bullizzato adesso diventato un noto scrittore. Ma la cosa più inquietante forse è proprio il fatto che accanto alle ossa sia stato rivenuto l’anello di fidanzamento perso dalla sua ragazza mesi prima. Il poliziotto rimane così invischiato in una difficile indagine. In gioco c’è il perseguimento della giustizia, la carriera, la vita sua e delle persone a cui tiene. Poco alla volta Yoel si trova trascinato in un sempre più terrificante incubo a occhi aperti, per uscire dal quale prima che sia troppo tardi servono arguzia, tenacia e sangue freddo. Ma per fortuna di questi attributi il nostro eroe è ben fornito.

Questo libro cattura la nostra attenzione e il nostro cuore dalla prima all’ultima pagina. Francisco Lorenzo ci conduce per mano accanto al protagonista dall’inizio alla fine di questo allucinante viaggio nel mistero e nel terrore.

Dimostra di saper padroneggiare alla perfezione i ferri del mestiere, allestendo una narrazione dal ritmo teso e serrato, intrisa di una massiccia dose di suspense, densa di colpi di scena e con un epilogo del tutto inaspettato.

Non possiamo non sentirci coinvolti nelle vicissitudini di questo poliziotto che sempre più ci appare intrappolato in una storia di cui lui è lo sventurato protagonista e che qualcuno sta scrivendo con la pazienza di un ragno intento a costruire la sua malefica tela.

L’autore ci consente di essere partecipi con un altissimo grado di immedesimazione della vicenda affrontata con dolore e coraggio da quest’uomo e ci rende vivamente interessati alle sue sorti. Grazie anche all’originale e felice intreccio, assumiamo il ruolo non solo di lettori ma altresì di metalettori, in certo modo attori coprotagonisti, capaci di spaventarci e divertirci a immaginare di essere magari per uno di quegli strani scherzi che fa la vita anche noi alle prese con qualcosa di pericoloso da leggere.

In questo romanzo viene narrata un’emozionante storia di vita e di morte, di sofferenza e di vendetta. Ma quest’opera può essere vista anche come un sagace apologo sul lato oscuro della parola, la quale può descrivere la realtà, ma talora può anche anticiparla, crearla, plasmarla, manipolarla, con esiti persino esiziali, realizzando una sofisticata pianificazione omicida.

Il fulcro di questo intrigante thriller può rivenirsi soprattutto nella coinvolgente partita a scacchi fra l’investigatore e l’omicida seriale, un intricato gioco d’inganni e menzogne, che a un certo punto diventerà inaspettatamente un duello a ruoli invertiti, il cui esito è costantemente in bilico, incerto fino alla fine e tiene il lettore col fiato sospeso dall’incipit all’epilogo, fino all’ultima vivificante parola.