Giallo finanziario. Thriller distopico. Noir post-apocalittico. Un romanzo dalle molteplici anime e di sorprendente originalità. Un libro che appassiona e fa riflettere. Una vivida allegoria del presente e del passato nella quale si proiettano anche inquietanti scenari futuri
Giovanni Santoro è un geniale informatico italiano, in competizione col suocero e oscurato dal suo successo, afflitto da un profondo senso di inadeguatezza aggravato dalla perdita prematura della moglie. In cerca di riscatto e di una nuova dimensione, accetta un lavoro prestigioso negli Stati Uniti. Trasferitosi a New York, riceve il delicato incarico di dirigere il dipartimento di sicurezza informatica, di importanza cruciale per la protezione di Wall Strett – tempio dell’alta finanza – dalle fluttuazioni anomale del mercato. Abbagliato dalle promesse di potere e ricchezza della Empusa Limited, un tentacolare gruppo di pressione che può condizionare persino la Casa Bianca, è capace – iniettando nei server di Wall Strett un malware sofisticato – di mandare in crash il sistema e scatenare il caos finanziario. Diventa così il nemico giurato della CIA. Fra lui e l’intelligence numero uno nel mondo si profila una virtuale partita a scacchi dove ogni mossa è decisiva per la salvezza dell’economia globale e in definitiva dell’intero pianeta o la distruzione di entrambi. Ma forse le cose non stanno così come sembrano. Fra i buoni e i cattivi, gli amici e i nemici, i ruoli non sono magari così definiti, ma assai più sfumati, addirittura diversi rispetto a quanto non possa sembrare a prima vista.
Il libro coinvolge e sorprende dalla prima all’ultima pagina. La suspense è assicurata in pieno, come nei miglior thriller. La narrazione è costellata da un susseguirsi di colpi di scena, come nei gialli più riusciti. I personaggi presentano un indubbio spessore, le loro psicologie sono finemente cesellate.
L’autore in certo modo mescola e amalgama sapientemente vari autori e opere che hanno fatto la storia della fantascienza e non solo.
Difficile non vedere parallelismi con la migliore letteratura per così dire distopica e post-apocalittica. In particolare si possono riscontrare somiglianze con scrittori come Dick e forse soprattutto Ballard. Anche il nostro autore si dimostra infatti abile nel creare una lucida metafora sull’alienazione, sugli effetti collaterali della modernità, sulle conseguenze nefaste della logica imprescindibile del profitto. Dipinge un uomo schiavo e succube di un sistema subdolo e spietato, che lo devasta nel corpo e nell’anima. Il surplus (caratteristico del nostro secolo) dato dalla globalizzazione non può che esasperare ulteriormente questi conflitti, prima di tutto psicologici ed emotivi, farsi specchio impietoso delle fragilità umane.
Il romanzo può essere visto anche come un immenso gioco da tavolo su scala mondiale, nell’ambito del quale l’autore tira i dadi e il lettore si muove sulle caselle. La salvezza del mondo da un esiziale tracollo finanziario è l’obiettivo di questo peculiare Monopoli o Risiko. Tutti quanti sembrano in definitiva pedine di questa partita tesa e implacabile, alla fine coronata da una magnifica vittoria o segnata da una tremenda sconfitta. E il lettore non può che ritenersi pienamente appagato da questa storia al cardiopalmo, culminante in un epilogo clamoroso che gli regala l’ultima e forse più profonda emozione.