ET (al secolo Giovanni Ennio Torelli), “disoccupato di professione e aspirante fallito”, in un’afosa notte di Ferragosto, si ritrova con una prostituta morta in casa e, nel tentativo maldestro di disfarsi del corpo, lo smarrisce in Arno.
La sua caccia – fra greti e pescaie, il Parco delle Cascine e una movida fluviale – è segnata dall’incontro con anime della notte, da incubi di sapore cinematografico e inquietanti interrogativi. È lui l’assassino involontario?
E chi è coinvolto? Uno dei singolari condomini rimasti in città o un bizzarro clochard? O magari l’amico da cui riceve strane telefonate?
In un crescendo di suspense, il protagonista, sempre più acciaccato, scioglierà il mistero in un inaspettato colpo di scena finale.
Anno di pubblicazione: 2024
Una strana morte. Una caccia ossessiva. La leggerezza di una commedia. Il ritmo serrato di un thriller. L’epilogo sorprendente di un giallo classico.

Le impressioni dei lettori
- Un giallo esilarante che regala suspense e colpi di scena.
- Un protagonista sfortunato, sguaiato ed eroico con cui si entra subito in sintonia.
- Una Firenze insolita: non quella da cartolina, ma altrettanto suggestiva.
- Una commedia di sapore cinematografico che angoscia e seduce.
- Un bel noir metropolitano dalle atmosfere oniriche e notturne.
- Una storia ironica e commovente che suscita risate e brividi.
Incipit
Fuga dall’Isolotto
Dicevano che ormai la città d’agosto non si svuotava più per l’irrinunciabile richiamo delle vacanze. Eppure l’edificio recava su di sé i segni tipici dell’abbandono. Nella nitida sera d’estate solo un rettangolo luminoso risaltava sul suo profilo.
A illuminare la finestra di quell’appartamento era la luce sfarfallante di un televisore. Le figure che vi si stagliavano sopra si limitavano a sussurrare, per non disturbare la telefonata in corso al di qua dello schermo. La conversazione volgeva al termine.
«Bona, Et».
L’interlocutore si era congedato con un modo di salutare locale. La seconda parola era il soprannome del padrone di casa. Il suo nome era Giovanni Ennio Torelli. Lo avevano sempre chiamato tutti Johnny finché Maurino, appassionato di fantascienza, non aveva pensato di affibbiargli il nome del celebre alieno. Calzava a pennello con il suo aspetto sconvolto, emaciato, da perdente.
«Ho capito, Maurino, grazie» concluse lui la chiamata con voce assente.
«Grazie di che? Di lasciarmi a marcire qui a Ferragosto mentre tu stai col culo a mollo al sole dei Caraibi o delle Seychelles?» si chiese gettando il cellulare sul lato opposto del divano.
Si versò una generosa dose del liquore gialliccio comprato per le occasioni…
«Quali occasioni? Quelle in cui uno è solo come un cane e passa da un canale all’altro per vedere se danno il vecchio film dove non c’era ancora un mondo così schifoso!» si sorprese a raccontarsi mentre afferrava di nuovo il cellulare. Una rabbia sorda gli risalì in gola, rendendogli difficoltoso articolare le parole.
«Senti Maurino, non è che sulla barca avete bisogno di un uomo d’alto bordo… no, quelle son le prostitute… volevo dire un uomo di bordo… un tuttofare… ci siamo capiti… Dai Maurino, siamo amici dai tempi dell’asilo… non puoi darmi un calcio in culo soltanto perché la vita t’ha detto bene… Lo sai icché ti dico Maurino: tu sarai anche diventato un affermato promotore finanziario, ma io coi tu’ quattrini mi ci pulisco i’ culo!»
«L’utente chiamato non è raggiungibile…»
Nonostante il messaggio, proseguì nel suo sproloquio finché non partì il bip della segreteria telefonica.
L’aria frigge!
Et sussurrò quel pensiero al vuoto. Lo sentiva frullare nella testa, insieme alle pale del ventilatore a soffitto acceso alla massima velocità senza sosta giorno e notte per combattere afa e noia. Era sordo a qualsiasi suono che non fosse quel rumore roboante.
L’alcol moltiplicava pensieri e parole facendoli scorrere come un fiume in piena nell’appartamento deserto. Inghiottito l’ultimo goccio dello stucchevole liquore, aprì una nuova bottiglia. Poi afferrò il pacchetto di sigarette chiuso nel cassetto il giorno che aveva deciso di smettere di fumare.
L’aria frigge!
Le pale gli soffiavano sul capo quelle parole e gli ghiacciavano addosso il sudore prodotto da ansia, alcol, sigarette fumate una dietro l’altra.
Salì su una sedia e si avventò col cacciavite sul ventilatore nel tentativo di dargli una calmata, ma l’aggeggio infernale gli frullò la mano destra. Le pale spruzzarono come un vaporizzatore minuscole goccioline di sangue. Corse al bagno, dove negli armadietti trovò solo un’acqua di colonia eredità del padre o del nonno e un bagnoschiuma al mughetto probabile regalo di una qualche ex, e neppure l’ombra di acqua ossigenata e garze. Al posto del disinfettante non esitò a versarsi sulla mano il liquore, che bruciava sulle ferite molto meno che nello stomaco. Come fasciatura ripiegò sul nastro isolante argentato. Il dolore fu comunque ben presto sedato dal cocktail di alcol, nicotina e assopimento.
«Insieme a Bacco e tabacco, ci sta bene Venere!» urlò al televisore dopo qualche ora di sonno disturbato.
Nel vortice di gelo prodotto dalle pale rimbombò il titolo di un vecchio film, 1997: Fuga da New York. Allo specchio del bagno gli apparve l’intrepido Jena Plissken che gli suggeriva di evadere all’istante dal quartiere dell’Isolotto.
Prese il portafoglio e ne verificò il contenuto: poco più di trecento euro, guadagnati in un paio di settimane trascorse scorrazzando in motorino a consegnar pizze da un capo all’altro della città. Quindi si precipitò giù per le scale e partì in auto col miraggio di un approdo dall’altra parte dell’Arno: il parco delle Cascine. Una volta la domenica ci andavano le famiglie per una scampagnata e due calci al pallone, e di notte le prostitute. Adesso le stesse attività erano diventate prerogativa degli immigrati, dei nuovi colonizzatori. Degni appartenenti alla categoria considerava anche i Chiarini: i condomini del terzo piano, provenienti da certe zone al di là dell’Arno in quella sterminata piana industriale nell’area urbana nord-ovest, fra Peretola, Brozzi e Campi. “La peggio genia che Cristo stampi!” recitava un vecchio proverbio.
L’aria frigge!
Dopo averla accesa, spense quasi subito l’aria condizionata. Serviva a poco il vecchio impianto dell’auto nella città satura di afa, e produceva anche un rumore antipatico, simile al ronzio infernale di quelle bagasce di zanzare che di notte lo tormentavano senza lasciarsi neanche sfiorare dai suoi schiaffi.
Partì a razzo, con tanto di sgommata. L’orologio digitale sul cruscotto segnava le tre e ventuno minuti. Un simbolo importante per la numerologia? Un conto alla rovescia? Si sentì nei panni di un astronauta nel momento del lancio alla volta delle profondità dello spazio deserto e smisurato… come il viale Talenti, un anonimo stradone di periferia che lui percorreva a velocità sostenuta, con la mano destra fasciata dal nastro isolante e la sigaretta infilata fra le labbra, alla ricerca di una farmacia. La trovò chiusa, ma fuori c’era un distributore di profilattici. Inchiodò. Causa l’indisponibilità di entrambe le mani – l’una invalida, l’altra aggrappata alla bottiglia del suo liquore riserva speciale – finì con le ruote sul marciapiede cozzando contro la sagoma quadrata. I preservativi schizzarono dappertutto. Ne arraffò una dozzina, insieme a una dose supplementare di libidine.
Era già pronto ad abbracciare il sesso a sua totale disposizione, quando finì quasi abbracciato a un palo. Attraversato il ponte alla Vittoria, a porta al Prato, dopo il sottopasso, svoltò sulla sinistra nonostante il divieto e il rischio di scontrarsi con qualche veicolo proveniente dalla carreggiata opposta. Era concentrato sul traguardo delle Cascine, dove a quell’ora erano di turno tante signorine disponibili dietro congruo compenso.
Eventi
Venerdì 15 marzo 2024 ore 18,00, presso la libreria L’OraBlu, Viale dei Mille, 27 R, firenze, presentazione del libro Alla ricerca del cadavere perduto di Leonardo Nuti. Sarà presente l’autore. Interverranno Alessandro Baldi e Paola Micheli.
Guarda il video della presentazione, presso la libreria L’Ora Blu, a Firenze, del 15 marzo 2024.