L’amica degli amici (di Attilio Veraldi)

Un romanzo avvincente, cupo e ironico. Un libro in anticipo sui tempi, opera di un esimio traduttore che si è affermato come maestro di un genere

Il commissario della squadra mobile Corrado Apicella vola da Napoli a New York sulle tracce del boss Achille Ammirato, diventato per lui una sorta di ossessione. La sua è una guerra aperta contro una criminalità sempre più spietata e senza confini. Deve fermare il fiume di droga che dalla Grande Mela raggiunge l’Italia innescando un perverso circolo vizioso di violenza e morte. Da solo, nel macroscopico labirinto fatto di avenue, caos e grattacieli, deve districarsi, fra inganni, morti ammazzati, corruzione e protezioni in alto loco. La frequentazione dell’ambiguo boss Dominick Diobene (soprannominato Mister Dio) lo fa immergere sempre più nei bassifondi della malavita italo- americana. L’incontro con una donna bella e fatale, Theodora Schulberg, costituisce per lui un importante punto di svolta. La sua impresa sembra sempre più ardua. Ma il commissario va avanti imperterrito in quella che per lui è una vera e propria missione.

L’impareggiabile traduttore dei maestri del cosiddetto hard boiled (Chandler e Hammet su tutti) ha raggiunto eccelsi risultati anche come scrittore, diventando caposcuola di una – potremmo dire – felice variante italiana, per cui sono stato coniati termini come noir mediterraneo e noir sociale.

Il libro, la seconda e ultima apparizione del commissario Corrado Apicella dopo Naso di cane, è un’opera composita, con molte sfaccettature, in grado di accontentare i gusti più disparati dei lettori.

Ha la consistenza del grande thriller. La narrazione è piena di suspense, dal ritmo teso e serrato. Agguati e omicidi sono descritti con uno stile asciutto, realistico, vivido. Lo stesso arco temporale ristretto contribuisce a far sì che la tensione non cali mai. I colpi di scena non mancano, soprattutto nell’epilogo: sorprendente e amaro.

L’autore descrive minuziosamente gli ambienti, siano essi sfarzosi o degradati. Tratteggia con accuratezza la psicologia dei personaggi. Scava in profondità nelle anime dannate dei tanti individui abbrutiti da una sconfinata violenza fisica nonché psicologica, subita o praticata, corrotti dall’abuso del benessere. Delinea figure indimenticabili, talora spettrali, spesso inquietanti, quasi sempre grottesche.

Costruisce un romanzo sociale, che narra, in anticipo sui tempi, della metamorfosi di una camorra sempre più attore economico “globale” operante su scala internazionale. Inventa un peculiare idioma che contribuisce a realizzare un affresco verosimile e coinvolgente. La sua narrazione è anche un reportage di cronaca, un’indagine antropologica, sociale ed economica.

Si ravvisa infine tutto l’ineluttabile fascino della seduzione, insito nell’avvenente Theodora Schulberg, destinata a far innamorare e a rischiare anche di traviare l’onesto e solerte commissario Apicella. La donna sembra portare scritto un destino anche nella sua effigie diafana e nel suo soprannome Daylight che dà l’impressione di rischiarare le tenebre di questo universo di crudeltà ed efferatezza. Ma forse costei è soprattutto un’illusione e un enigma da risolvere. Come del resto tale è il mondo della finzione letteraria (e a suo modo l’arte in generale), ma, quando è creata con tanto equilibrio e sapienza, si tratta forse dell’illusione e del mistero più appaganti che si possano vivere.