Un thriller che coinvolge e sconvolge. Agli albori del true crime, del police procedural, della narrativa poliziesca incentrata sulla figura del serial killer
Houston. Anni Ottanta. In una strada infida, dietro un cassonetto, spunta un cadavere: è quello di Bella Louise, prostituta piuttosto nota nella zona. Le indagini vengono affidate al tenente Marvin Hanson, che s’immerge subito con impegno e convinzione in questo caso. Ravvede alcune stranezze. Gli fanno presagire che il delitto sia solo il primo di una lunga serie. La brutalità e altri segni distintivi dell’omicidio inducono la stampa a soprannominare il fantomatico assassino con un nome lugubre quanto evocativo: il “Macellaio”. E costui, stimolato forse anche dall’attenzione mediatica – in una sorta di inquietante circolo vizioso, dove l’omicida e il “quarto potere” sembrano alimentarsi a vicenda – prosegue nelle sue imprese criminali, sempre più spietate e perverse. Hanson studia il metodo del serial killer, cercando di profilare un identikit. Deve a tutti i costi fermarlo, mettere fine a una ferocia insensata e inarrestabile che mette in pericolo tutti quanti e dietro a cui può nascondersi chiunque. In un trepidante epilogo, nel quale il nostro detective si gioca la propria credibilità, la stessa carriera – e anche molto di più – costui riuscirà a risolvere questo caso difficile in cui nulla è come sembra. Ma la scoperta della verità avrà comunque un prezzo. E da questo momento forse niente sarà più come prima.
Lansdale, agli esordi, si misura con i sottogeneri della crime story che oggi vanno forse per la maggiore nella letteratura, nel cinema e in televisione: storie di cronaca nera raccontate con le modalità tipiche dell’intrattenimento, ambientate spesso in dipartimenti e stazioni di polizia, aventi ad oggetto in particolar modo le gesta criminali dei serial killer, sui quali gli inquirenti indagano tramite l’utilizzo del metodo investigativo del criminal profiling.
Il romanzo costituisce anche una sapiente amalgamazione di generi come l’horror e il pulp. La suspense si accompagna al terrore. La violenza più efferata è oggetto di descrizioni crude, accurate, realistiche, senza che per questo l’autore indulga a superflui barocchismi.
Lansdale racconta in modo nitido e al contempo seducente il lato più oscuro del male, talmente oscuro da non far forse presagire un’alba. Dà conto con uno stile asciutto e allo stesso tempo intrigante della violenza insita per natura nel genere umano: un serbatoio che può esplodere in maniera inaspettata e con gli esiti più tragici.
Il lettore si sente coinvolto sin dall’incipit in questo clima di sospetto, dall’idea che dentro chiunque possa nascondersi il demone del male, che nessuno sia al sicuro, neppure fra le mura della propria casa. Viene sconvolto da un finale appassionante in cui l’intricata matassa viene sbrogliata e l’assassino è messo con le spalle al muro. E’ rassicurato dal fatto che nel mondo della migliore letteratura tutto ha un suo perché. E’ rincuorato dalla consapevolezza che quando ci si immerge in un bel libro, per salvarsi da ogni pericolo e fugare ogni paura, è sufficiente lasciarsi trascinare con smisurata fiducia e felice abbandono fino all’ultima pagina, dove ci attende il traguardo di una meritata catarsi.