Una brava persona (di Patrizio Fiore)

Duplice successo per un emergente: un’indagine partenopea fra presente e passato, vita vissuta e carta stampata

Nella Napoli degli anni Settanta, in uno studio medico, si consuma un insolito triplice delitto: un boss della camorra viene ucciso con quattro coltellate e i suoi scagnozzi freddati a colpi di pistola. Al giornalista in erba Geremia Tolino viene affidato l’incarico di investigare su questo assassinio. Gli viene inoltre chiesto di scoprire se dietro le farneticazioni di un vecchio, un ex portiere di condominio, affetto da una grave forma di demenza senile, possano magari nascondersi degli episodi criminosi.

L’omicidio plurimo sembra che sia stato perpetrato tramite modalità assai inconsuete, tali da renderlo difficilmente classificabile negli ordinari casi di regolamenti di conti fra clan rivali. Vi sono troppe incongruenze. L’assassinio pare assumere tutte le arcane caratteristiche del cosiddetto delitto impossibile. L’omicida sembra essere entrato e uscito dalla scena del crimine passando inosservato, quasi si trattasse di un fantasma.

Il caso degli strani ricordi dell’ex portinaio si prospetta di soluzione altrettanto ardua. L’uomo, tramite la visione alla tv delle partite di calcio della squadra del Napoli, recupera un passato oscuro in cui si cela un tradimento e forse anche un delitto. C’è da scoprire, prima ancora dell’identità di un eventuale assassino, quella del virtuale interlocutore con cui il vecchio parla in dialetto partenopeo.

Il giovane reporter all’inizio si trova in difficoltà su entrambi i fronti d’indagine. Ma ben presto le cose cambiano.

Reperisce uno pseudonimo, Atticus, adatto per chi (come il celebre personaggio cinematografico che porta lo stesso nome di battesimo) si fa carico delle cause perse. Grazie al suo intuito, da autentico giornalista di razza, e all’aiuto di preziose testimonianze, riuscirà a sciogliere entrambi i rompicapi.

Il romanzo è abitato da personaggi (a cominciare dal protagonista) e sostenuto da un intreccio originali e pienamente riusciti. Mette in scena la Napoli di un passato più recente, fatta di bassi, miserie fisiche e umane, ma anche di bellezza e ironia. Ma fa allo stesso tempo riemergere anche quella di un passato più lontano, tramite l’amore, l’odio e i vari sentimenti in tutte le loro sfaccettature di coloro che serbano il ricordo di certi avvenimenti cruciali che a diverso titolo hanno segnato la loro esistenza.

Il libro può anche considerarsi una sorta di spaccato della professione giornalistica, una lucida analisi dei rapporti che i professionisti della stampa intessono con le autorità e delle imposizioni che ad opera di esse subiscono.

Il romanzo è reso godibile anche dalla prosa fresca e verace (in gran parte grazie al non infrequente uso del dialetto), la perfetta alternanza di momenti drammatici ed esilaranti, la formula di far ridere o sorridere e insieme riflettere.

Il lettore è trascinato dalla prima all’ultima pagina dal desiderio di conoscere la soluzione degli enigmi attorno ai quali ruotano le storie, ma anche il perché delle azioni, gli autentici sentimenti che stanno dietro a certi crimini e vicende umane, ed è gratificato quando questo avviene, nel momento in cui finisce di ricomporsi davanti ai suoi occhi un variopinto mosaico di vite inventate eppure altrettanto vere.