Riusciranno i nostri eroi a ritrovare il negozio misteriosamente scomparso?
La sparizione è un topos del romanzo giallo. Scompaiono persone, cadaveri, gioielli. Assai più insolito è che a scomparire sia – nel nostro caso all’interno della città di Oxford – nientedimeno che un negozio. Per l’esattezza, più che sparire, riappare il giorno dopo sotto altre sembianze. Come se qualcuno si fosse divertito ad ordire folli giochi di prestigio nel cuor della notte nel tempio dell’istruzione universitaria.
A indagare un docente di letteratura, chiamato in soccorso da un amico poeta che ha rivenuto il cadavere di una donna: anch’esso – inutile dirlo – scomparso insieme al negozio.
“E’ molto difficile affrontare un omicidio di cui si è solo sentito parlare, e senza corpus delicti” afferma a un certo punto il detective, condensando in poche parole la sintesi del romanzo, o almeno di una sua parte consistente.
Il nostro eroe sfodera tutte le armi della deduzione (e seduzione), attingendo a piene mani – per gioco o necessità – dalle sue vaste cognizioni letterarie, riuscendo alla fine a dare una stoccata vincente all’assassino.
Ma nel mezzo, fra questi due termini: il palesarsi del mistero da svelare e la sua soluzione, si snoda l’intreccio di un giallo per così dire movimentato (coerentemente del resto con simili premesse). Vanno in scena appostamenti, pedinamenti, inseguimenti e persino mascheramenti, attraverso le strade e gli anfratti della cittadella universitaria.
L’investigatore dilettante – aiutato dall’amico e da altri personaggi che via via si aggiungono attratti da questa indagine come da una calamita – non si fa scrupolo di irrompere in aule e auditorium, di disturbare le prove di un coro o una funzione religiosa, di infrangere regole rigide e secolari di una rinomata istituzione.
Siamo di fronte a un giallo composito, dove non mancano dotte e ironiche citazioni letterarie, situazioni esilaranti, avventure tragicomiche, senza che, in tutto questo, l’autore perda mai naturalmente di vista la stella polare del giallo classico: la scoperta della verità, lo smascheramento del colpevole, il bisogno che giustizia sia fatta. Non solo, si profila addirittura l’idea di un delitto della camera chiusa, di un omicidio impossibile: altri temi peculiari del genere.
La letteratura gioca un ruolo importante, e in particolar modo i limerick, non unicamente per i continui rimandi a questo genere di componimento poetico tipico della lingua inglese di contenuto umoristico o anche nonsense, ma soprattutto perché a un certo momento questi rivelano di avere anche un significato strettamente connesso al tema dell’indagine.
La nostra commedia in un certo snodo della narrazione pare virare in farsa – nelle parole di uno dei personaggi – in riferimento a un grottesco sorteggio che le indagini portano a scoprire.
Si potrebbe dunque anche sintetizzare il libro con la seguente formula: un noir cosparso di abbondanti pennellate di azione e British humor.
Non credo perciò che sia indecente né velleitario chiudere con un motto che potrebbe a suo modo condensare la sinossi della nostra storia – considerato anche quanto sopra detto – in rima.
La bottega è inspiegabilmente sparita
e una donna sventurata ivi perita
ma non s’invochi l’aiuto di un chiromante
risolverà tutto l’arguto detective dilettante.